L’invecchiamento cutaneo è un fenomeno complesso dovuto a molteplici processi che, al di là delle predisposizioni genetiche, comprendono sia l’aumento di metaboliti tossici, dovuti alla formazione di radicali liberi con conseguente danno ossidativo, sia l’esposizione ai raggi UV.
La pelle rappresenta un modello unico per lo studio dell’invecchiamento, poiché è sia esposta a fattori ambientali esterni, sia influenzata da fattori interni di natura genetica e molecolare.
Di conseguenza la cute subisce, oltre all’invecchiamento fisiologico (“chronoaging”) anche i danni del “photoaging”. I raggi ultravioletti (UVA e UVB) e le alterazioni dell’equilibrio ossidativo comunemente adottato dalla cellula, provocano profonde alterazioni alle strutture cutanee.
Perché i raggi ultravioletti provocano l’invecchiamento cutaneo?
Tra gli stimoli esterni che colpiscono la pelle, la radiazione ultravioletta (UV), che si incontra frequentemente nella vita di tutti i giorni, è un importante fattore ambientale di danno cutaneo.
I cheratinociti sono il principale bersaglio dei raggi UV e svolgono un ruolo chiave in una prima linea di difese dell’organismo.
Evidenze accumulate suggeriscono che l’irradiazione UVB induce danni al DNA nucleare, distruzione della membrana, con conseguente apoptosi e infiammazione della pelle.
Uno studio recente in vitro (affidato all’Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Medicina e Chirurgia, sezione Dermatologia e diretto dalla Prof.ssa Fabbrocini) ha analizzato i meccanismi di invecchiamento cutaneo ed il ruolo di Acqua Rocchetta sulle cellule durante questo processo.
In questo studio è stato utilizzato un modello sperimentale multidisciplinare, che ha utilizzato colture cellulari di cheratinociti umani immortalizzati.
Come funzionano gli studi in vitro?
Le colture in vitro permettono di studiare il comportamento delle cellule al di fuori dell’organismo vivente in condizioni artificiali che riproducono, quanto più fedelmente possibile, il microambiente del tessuto o dell’organo da cui le cellule derivano.
I cheratinociti sono di grande interesse per gli studi sulla pelle, grazie alla loro capacità di mantenere l’integrità dello stato corneo. Recentemente è stato dimostrato che la maturazione delle cellule epidermiche in vitro è simile, sotto molti aspetti, alla cheratinizzazione che avviene in vivo.
Studi precedenti hanno suggerito che l’acqua oligominerale può avere un ruolo immunomodulatore benefico nella fisiologia della pelle.
Lo scopo di questo studio è stato quello di indagare gli effetti antinfiammatori, antiossidanti, antiapoptici di Acqua Rocchetta nei cheratinociti umani irradiati con raggi UVB.
I risultati hanno dimostrato che Rocchetta, se utilizzata prima dell’irradiazione UVB dei cheratinociti, è ben tollerata dalle cellule e mostra proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Tali dati suggeriscono importanti evidenze nell’utilizzo di un’acqua oligominerale come Rocchetta nel preservare l’idratazione e la vitalità delle cellule cutanee.
(Per approfondire la metodica ed i risultati dello studio in esame rimandiamo la lettura completa a questo link)