Sembra un paradosso, ma è scientificamente dimostrato che l’assunzione di calcio fa bene a chi soffre di calcoli renali. Vediamo perché.
L’80% dei calcoli renali è composto da sali di calcio, principalmente ossalato di calcio e fosfato di calcio. La tendenza alla precipitazione di tali sali (ovvero all’aggregazione dei sali fino a formare i calcoli) è direttamente legata alla concentrazione urinaria di calcio ed ossalato.
Se tuttavia da un lato, in ambito scientifico è ben noto come l’esecrezione urinaria di calcio influenzi la calcolosi, dall’altro il ruolo del calcio nella dieta e nell’acqua continua a generare dubbi, inducendo spesso i pazienti in errore.
Il calcio introdotto con gli alimenti infatti, non risulta essere dannoso o aggravante la calcolosi urinaria, al contrario rappresenta addirittura un fattore protettivo nei confronti di questa patologia, poiché favorisce l’eliminazione intestinale dell’ossalato, evitando in questo modo che quest’ultimo si accumuli nei reni provocando i calcoli.
Spieghiamolo meglio: se l’ossalato si accumula nei reni insieme al calcio produce i famigerati calcoli di ossalato di calcio. Ma per fortuna il calcio introdotto con la dieta si lega nel tubo digestivo all’ossalato, favorendone l’eliminazione fecale ed evitando che venga assorbito dal sangue e accumulato nei reni. Ecco dunque che ci siamo liberati dell’ossalato senza gravare sui reni!
È un po’ come se l’ossalato avesse chiesto un passaggio al calcio per uscire dall’organismo dalla porta dell’intestino e non da quella dei reni.
Circa il 30-40% del calcio assunto con la dieta viene assorbito a livello intestinale, tuttavia tale assorbimento intestinale può variare ampiamente fra i soggetti oscillando tra il 10-70%.
Studi scientifici del 1993 hanno dimostrato per primi che un basso apporto di calcio nella dieta può aumentare il rischio di formazione di calcoli del 51%.
Diversi studi internazionali hanno successivamente dimostrato che un aumentato introito di calcio con l’alimentazione non si associa ad un aumento della quantità di calcio filtrata dai reni ed escreta con le urine, ma anzi diminuirebbe il rischio di calcoli sintomatici.
In un ulteriore studio del 1994, il 50% di pazienti affetti da ipercalciuria (ovvero in cui si registra una escrezione di calcio nelle urine in quantità superiore alla norma) mostrava, al momento dell’assunzione di almeno 1000 mg/al giorno di calcio, una significativa diminuzione o normalizzazione dell’escrezione urinaria di questo elemento.
Di contro, una dieta a basso contenuto di calcio provoca nei pazienti ipercalciurici la tendenza ad incrementare la produzione di ossalato di calcio, poiché l’escrezione degli ossalati è (come visto) inversamente proporzionale all’assunzione del calcio nella dieta, con tassi di assorbimento del 18.5% per 200 mg/giorno di calcio assunto e 2% per 1200 mg/giorno.
Anche in questo caso l’ossaluria si normalizzava dopo una sola settimana di terapia con 1000mg/giorno di calcio in pazienti tendenti a sviluppare calcoli renali, che consumavano abitualmente una dieta a basso contenuto di calcio (<500mg/giorno).
Un ulteriore studio clinico ha dimostrato come in pazienti affetti da calcolosi recidivanti, l’assunzione quotidiana di 2-3 litri d’acqua insieme ad una dieta che comprendesse 1200 mg di calcio al giorno riducesse il numero di eventi litiasici rispetto a dosaggi di 400 mg/giorno.
Alla luce di questi studi è consigliabile, per i soggetti che tendono a sviluppare i calcoli renali, la scelta di un’acqua oligominerale normo calcica proprio come Rocchetta, che favorisce la diuresi e al contempo fornisce un adeguato apporto di calcio.